SERATA FOLKLORISTICA CANTA PULCINELLA
*Serata - inclusi assaggi di pizza e vino*
 
Una divertente immersione nella tradizione melodica partenopea. Prelevamento in hotel dopo cena. Ci si reca presso una caratteristica taverna isolana per una serata di balli, canzoni e musica a cura di bravissimi artisti isolani, degustazioni a base di pizza, vino ischitano e piccole delizie. Al termine della serata è previsto trasferimento per rientro in hotel.

 

NOTE
• Alcune escursioni non sono garantite tutto l’anno.
• Ricordiamo ai gentili ospiti che il programma potrà subire variazioni in caso di cattive condizioni meteomarine o per causa di forza maggiore.
• I pasti e i biglietti di entrata ai luoghi di cultura (scavi, musei, Vesuvio, etc.), dove non espressamente indicato, non sono compresi nel prezzo.
• Le escursioni potrebbero essere in duplice lingua.

La storia di Pulcinella
 
Pulcinella: storia della maschera partenopea più famosa al mondo

Febbraio è il mese del Carnevale: maschere, coriandoli, chiacchiere e sanguinaccio sono ovunque e a Napoli diventano parte integrante di un patrimonio culturale e folkloristico. La maschera napoletana più caratteristica è quella di Pulcinella, una delle più note al mondo per la sua storia e per la sua origine.

Le origini di Pulcinella

Pulcinella è la maschera simbolo di Napoli ed ha una storia longeva risalente al XVI secolo e contingente allo sviluppo della commedia dell’arte. Il nome così stravagante deriva Puccio D’Aniello: secondo alcuni studiosi, si tratterebbe del nome di un contadino di Acerra che stufo di zappare la terra e di coltivare i campi, decise di lasciare tutto e di unirsi a una compagnia di girovaghi che si trovava a passare per il suo paese natio. Altri ancora sostengono che il nome Pulcinella derivi da “Pulcinello”, cioè un sostantivo volto ad indicare un piccolo pulcino dal naso curvo e adunco e che di conseguenza richiama il volto della maschera partenopea. Infine, alcuni studiosi un po’ più intraprendenti, hanno individuato in Pulcinella la figura di Maccus, il ladro sciocco e mangione delle Atellane, cioè le commedie importate a Roma e risalenti al IV secolo a.C. dai toni comici e stravaganti, volgari e talvolta osceni e basate sia sul primo impiego di canovacci che sull’improvvisazione.

Quella che però resta l’ipotesi più accreditata è quella che accomuna Pulcinella a Puccio d’Aniello: pare che il contadino di Acerra diventò famoso proprio perché fu dipinto da Ludovico Carracci. Nel ritratto il presunto Puccio era caratterizzato da un naso molto pronunciato e da una faccia scura, simbolo del suo lavoro nei campi

La maschera del Pulcinella che noi oggi conosciamo e identifichiamo come tale è opera dell’attore Silvio Fiorillo e risale al Seicento. Fiorillo, figlio d’arte di Tiberio, era originario di Capua e aveva preso parte alla Compagnia degli Uniti recitando e interpretando svariati ruoli. In realtà a renderlo famoso fu proprio la creazione e l’interpretazione di Pulcinella. Il volto del Pulcinella di Fiorillo è molto simile a quello odierno: in testa porta un lungo cappello bianco di stoffa e sul volto una mezza maschera nera che copre solo gli occhi, evidenzia il naso curvo e lascia scoperta la bocca sottile ma sempre aperta per chiacchierare o per mangiare qualcosa.

Il costume e la fisicità di Pulcinella invece sono il frutto della fantasia di Antonio Petito, drammaturgo e attore teatrale del XIX secolo e famoso proprio per le sue interpretazioni originali e mai banali della più famosa maschera di Napoli. Dalle rappresentazioni di Petito è nata la fisicità di Pulcinella: si tratta di una corporatura strana e insolita, nascosta da larghi pantaloni e da una casacca bianca separati da una cintura nera e completati con delle enormi scarpe nere. Si tratta di una fisicità caratterizzata da seni pronunciati, ventre grosso ed enormi natiche. Nella storia della cultura napoletana, nel caso della maschera di Pulcinella si parla di ermafroditismo in quanto il capo è tipicamente quello di un uomo al contrario della parte inferiore che sembra avere tutte le caratteristiche della fisicità una donna.

Fame, imbrogli e bugie: i connotati della maschera partenopea

Prendendo in considerazioni le origini atellane della maschera, la sua celebrità nella Commedia dell’Arte e i tratti distintivi che lo hanno reso famoso ancora oggi, possiamo affermare che Pulcinella è un imbroglione, un chiacchierone e un morto di fame.

Pulcinella è noto per il suo dolce far niente, per il suo adagiarsi completamente e per la sua arte di arrangiarsi. Non si impegna mai in nulla se non per trovare qualcosa da mangiare e da mettere sotto i denti: è desideroso di ogni cosa e in particolar modo di cibo. Pulcinella non è uno stupido: è uno scaltro, uno intelligente e astuto ma completamente svogliato, che si accontenta e che si adatta a fare un po’ di tutto senza mai impegnarsi concretamente in qualcosa. Sotto questo punto di vista, la maschera ritrae (nell’immaginario collettivo) il classico cittadino napoletano, colui che non si arrende al cospetto delle difficoltà e che trova sempre un modo per tirare a campare senza mai perdere il sorriso ironico.

Ma Pulcinella è noto anche per il suo parlare troppo, per non riuscire a mantenere i segreti: ancora oggi a Napoli si usa dire “il segreto di Pulcinella”. Si tratta di uno dei modi di dire più famosi e caratteristici della società partenopea e prende spunto dalla maschera omonima, nota per parlare sempre a sproposito e nei momenti meno opportuni, rivelando con fare volgare e dizione pronunciata i segreti che qualcuno gli ha confidato.

Ancora, tra i detti più famosi si ricordi anche quello usato dai napoletani veraci: “A Pulecenella ‘o vern sol quann va ‘ngarrozz” che traslitterato diventa “Pulcinella viene notato solo quando gira in carrozza”. Pulcinella non è uno sfortunato, ma è un uomo che in ogni modo cerca di arrancare, di tirare avanti e non sempre tutto va per il verso giusto. Ci sono delle volte in cui però riesce a trionfare e proprio in quel momento viaggia in carrozza: allora tutti lo notano e hanno da ridire, ma quando lui stesso si trova in serie difficoltà e non riceve altro che bastonate dai ricchi e dai padroni, mai nessuno ha avuto la voglia di aiutarlo e di cooperare.

Pulcinella è uno dei simboli del folklore di Napoli, delle contraddizioni e delle verità, delle bugie e dell’onestà. La maschera più famosa al mondo viene da Napoli e incarna perfettamente la città nella sua dualità: quella città che è a metà tra la fame e la gloria, tra l’essere abbondante e opulenta ma al contempo povera e scarna, a metà tra la ricchezza e la miseria, tra l’essere un signore e l’essere un contadino. La maschera è soprattutto la rappresentazione dell’ingegno, della forza di volontà, del mettersi in gioco e del coraggio.

 

fonte: https://www.liberopensiero.eu/31/01/2020/rubriche/pulcinella-maschera-partenopea/